Dinnanzi a una decisione importante, a una scelta che sappiamo essere particolarmente influente sulla nostra vita futura, la questione più cogente, dalla cui soluzione dipendono in gran parte la nostra felicità e la nostra realizzazione personale, è la domanda sull’autenticità.
Non è insolito, quando si è chiamati a scegliere una strada in luogo di un’altra, porsi la seguente domanda: “Quanto di me, della mia parte più intima, è coinvolta nella strada che ho deciso di intraprendere? Ciò che mi appresto a fare esteriormente coincide davvero con il mio Io più autentico?”
Può capitare, tuttavia, che questa domanda non venga mai posta o può darsi anche il caso che ad essa si risponda in modo superficiale e sbrigativo. È in casi come questi, quando cioè seguitiamo a vivere senza identificarci pienamente nel cammino che stiamo compiendo, quando guardiamo i passi compiuti e non troviamo in essi alcunché di familiare, che si fanno strada quelle sensazioni esistenziali - la noia, l’inquietudine, l’ansia, la nausea... - che fungono da spia di un’esistenza inautentica.
Per comprendere quanto ciò sia vero, sebbene si tratti di un fenomeno non pienamente catturabile dai sondaggi e dalle statistiche, basta analizzare i volti grigi e disincantati degli abitatori delle città moderne, dove agglomerati informi di uomini e donne, ridotti ad atomi apolidi, soli anche quando vivono immersi in una fitta rete di contatti, immemori di un passato da custodire e incapaci di un futuro da progettare, “si lasciano vivere”, quasi abbandonati alle suadenti correnti del nichilismo dolce.
“Orientarsi”, in questo contesto, significa innanzi tutto “conoscersi”, o meglio “ri-conoscersi”, impugnare le redini della propria personalità, ridestando quelle inclinazioni innate che ci orientano a realizzarci sotto ogni punto di vista. Tuttavia, questo percorso non sempre può essere compiuto in solitudine.
In ogni tempo, ma in modo particolare oggi - epoca in cui i confini fra i riferimenti valoriali sono particolarmente fluidi e non esistono modelli forti con cui confrontarsi dialetticamente -, si rende necessaria la dimensione comunitaria di tale percorso di risveglio. La parola “guru”, la cui radice etimologica sanscrita indica “colui che dissipa l’oscurità”, ben si presta a indicare quella figura umana che diviene indispensabile per andare in profondità di se stessi e (ri)trovare i propri capisaldi esistenziali.
L’Associazione ASTER, attraverso i propri seminari di filosofia, ha avuto la possibilità di raccogliere attorno a sé diverse personalità forti, non solo competenti ciascuno nel suo settore, ma anche capaci di trasmettere esperienze vissute e spunti di riflessione alle ragazze e ai ragazzi delle scuole superiori, nel pieno del loro tumultuoso percorso di crescita e trasformazione. Personalità che hanno riportato le proprie esperienze lavorative, culturali e personali al fine di fornire mezzi per la comprensione alle generazioni più giovani, ora indicando una strada, ora fornendo semplicemente un metro di paragone con cui misurarsi.
In questa pagina, è possibile ripercorrere parte dell’esperienza degli ultimi anni di attività, svolta mediante la discussione filosofica e la trattazione di temi che sono riusciti a scuotere le coscienze dell’uditorio e a fornire ulteriori occasioni di crescita individuale e comunitaria.